In merito alla bagarre esplosa su Facebook sulla contestata fiction “La Compagnia del Cigno”, il Maestro Leopoldo Armellini, Direttore del Conservatorio di Musica “C. Pollini “di Padova, chiarisce in un comunicato il suo punto di vista.
“Se è vero che la televisione può influenzare le persone, il Servizio Pubblico ha il dovere di non alimentare stereotipi e luoghi comuni. Questa è la mia opinione.”
“La cultura non è un sapere ma un modo di essere che dà forma al quotidiano”, questa è la definizione che Daniel Barenboim diede di cultura; c’è da credergli, se non altro perché il celebre Direttore d’orchestra riuscì a far suonare pacificamente israeliani e palestinesi nella East-western Divan Orchestra. Alle giovani generazioni non forniscono un libretto di istruzioni per la vita, imparano come possono dalla famiglia, dalla Scuola, dalle esperienze. La cultura, dunque, è un insieme di riferimenti orientanti in grado di evitare che nella mente delle persone, e soprattutto dei giovani, si formino preconcetti, pregiudizi, etichette e quindi rappresentazioni fallaci della realtà. La RAI è un servizio pubblico e ha già da farsi perdonare molto; negli anni ’80, quando in Italia ci fu l’irruzione della TV commerciale, si decise di sopprimere le Orchestre Sinfoniche della RAI di Torino, Milano, Roma e Napoli creando un unico grande contenitore, l’attuale Orchestra Nazionale della Radiotelevisione italiana.
E’ giusto che il Servizio Pubblico si impegni nell’ambito della fiction. E’ però auspicabile che lo faccia in modo adeguato perché il pubblico, privo di quei riferimenti cui prima accennavo, potrebbe anche rischiare di non distinguere la realtà dalla finzione. Ed è proprio per questa ragione, a mio avviso, che da decenni si parla della necessità di normare il conflitto di interessi di chi, possedendo molte televisioni, potrebbe detenere nelle sue mani un potere. Se è vero che la televisione può influenzare le persone, il Servizio Pubblico ha il dovere di non alimentare stereotipi e luoghi comuni. Questa è la mia opinione.
Venendo al telefilm “La Compagnia del Cigno”, in questo periodo in trasmissione, non desidero dare dei giudizi tecnici, non ne ho le competenze. Ho potuto però notare che gli espedienti narrativi coincidono in modo singolare con l’attuale letteratura “del banale”. E’ vero che nelle fiction si parla di ospedali, pronto soccorso, carabinieri, polizia. Abbondano poi i cosiddetti legal drama, che parlano di indagini, avvocati, processi e quant’altro. Stiamo parlando di produzioni sfornate a getto continuo, diverse decine ogni anno e anche solo il discostamento notevole che c’è fra telefilm dello stesso filone fa apparire subito che si tratta di mera finzione. “La Compagnia del Cigno” parla della vita giornaliera di un gruppo di studenti del Conservatorio di Milano (che tra l’altro è stato il mio Conservatorio). Questo è un argomento per nulla scontato anzi, del tutto ignoto, tant’è vero che il lavoro precedente risale al 2002. Si tratta di “Capriccio veneziano”, film erotico vietato ai minori di 18 anni e diretto da Bruno Mattei. Non ho personalmente memoria di film o telefilm precedenti sullo stesso argomento prodotti in Italia.
Per tornare al nostro, ho notato subito l’atmosfera triste e rassegnata degli studenti, portati addirittura al cinismo dalle angherie del docente di Esercitazioni Orchestrali. Quest’ultimo appare come un uomo “emotivamente non equilibrato”, avvezzo a brutalizzare gli allievi umiliandoli sistematicamente “per il loro bene”. Emozioni fortemente negative per fare share, nel perfetto stile del neuromarketing. Tra le tante cose censurabili perché assolutamente inutili ai fini narrativi, l’umiliazione imposta allo studente di violino emigrato dall’Aquila a Milano per via del terremoto. La cosa ha suscitato un giusto sdegno tra gli studenti del Conservatorio abruzzese e da persone del luogo che mi hanno scritto ricordandomi la morte di studenti di musica sotto le macerie del loro istituto.
Nelle mie vesti di Legale Rappresentante e di Direttore eletto dai docenti, ho sentito il dovere di prendere le distanze da questo telefilm principalmente per una ragione: la TV porta il mondo dentro le case, sappiamo quanto possa influire sulla formazione delle opinioni delle persone. Che idea potrebbe farsi un giovane musicista che desiseri iscriversi in un Conservatorio? Le nostre istituzioni stanno mutando rapidamente, nonostante i tagli e il disinteresse bypartizan della Politica. Oggi gli studenti hanno una loro Consulta e sono presenti sia in Consiglio Accademico come in Consiglio di Amministrazione. Siamo tutt’altro che elitari e autoreferenziali, non solo non ci consideriamo abitanti dell’Olimpo ma cerchiamo tutte le occasioni possibili per essere penetrati dalla società civile perché ci serve per migliorare. Siamo luoghi dove si fa un lavoro di armonizzazione e di integrazione di culture diverse, dove tra gli studenti non si rileva il fenomeno del bullismo e della droga (in 36 anni di servizio in tre diversi Conservatorio, non ne ho memoria). Ciò premesso, siamo esseri umani per cui il docente un po’ “bislacco” ci sta ma ciò non è la norma, anzi, le persone inadeguate spesso vengono isolate dagli stessi colleghi. E se ciò non accade, un buon Direttore deve far rispettare il Codice di Condotta anche a colpi di sanzioni disciplinari.
I riscontri che ho avuto alla mia presa di distanza sono in maggioranza positivi. Al termine della serie farò un bilancio di tutti gli interventi sulla pagina FB del Conservatorio e delle email che mi sono pervenute. Non mi sono stupito più di tanto dei pochi, ma significativi, riscontri negativi. C’è chi ha scritto “purché se ne parli” non rammentando che Oscar Wilde per questo fu messo ai lavori forzati, chi ha insistito sul fatto che è solo una fiction (e in merito ho già argomentato), chi ha affermato che i Conservatori sono realtà inutili e obsolete (mi chiedo che idea del mondo abbiano costoro), chi afferma genericamente che fu oggetto di offese quando a sua volta frequentò un Conservatorio; in questo caso, la mia richiesta di fornire dei dettagli è sempre stata singolarmente inevasa. Tra tutti, l’approccio che ho considerato il più disonesto intellettualmente è stato quello “personale” perché mescola impropriamente la presa di distanza dal film, che in quanto tale è neutra, con questioni di natura completamente diversa, totalmente estranea. Secondo me questa è una manifestazione di “pensiero debole” e di conformismo.
In questo momento Conservatori e Accademie sono in una posizione di fortissima debolezza. Siamo ignorati dal Ministro attuale come dai precedenti, afflitti da tagli draconiani, da una normativa confusa e incoerente, dalle Sedi non a norma se non pericolanti, da procedure ministeriali che minano del tutto la nostra autonomia sancita dall’articolo 33 della Costituzione. Nondimeno il Sistema è resiliente e ne è testimonianza il 34° Rapporto CENSIS che ci definisce come “una delle punte di diamante dell’istruzione terziaria”. Certo, questa è una bella ragione per essere orgogliosi del lavoro che svolgiamo tra mille difficoltà. Nonostante questo, il Sistema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale è come un pugile suonato messo alle corde e incapace nenche più di indignarsi, tante ne ha prese. Questo è il momento di battere un colpo e dire: noi siamo tutt’altra cosa, venite a visitarci, le nostre porte sono aperte!
Leopoldo Armellini (Direttore del Conservatorio “C. Pollini” di Padova)
Il Conservatorio Pollini di Padova contro la “La Compagnia del Cigno”.